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Uscita poco prima del bel “Cinema Show” (in condivisione con Tiziano Milani), “Ink Spots Called Words”, è raccolta di tracce edite in vari formati.
Un percorso che raccorda estratti dal primo demo, live, soundtrack per video e collaborazioni assortite.
Espressione inquieta quella di Andrea Piran, che coniuga singulti noise, declinazioni classico/minimali, frammentazione digitale ed espansioni al limite della dark ambient.
Languida ed increspata (8.VII, 67, Teorie), tra potenti folate armoniche, spiegazzate dal digitale e gocce di piano, in bilico su di un vuoto bisbigliante.
Incespicare elettronico (reiterato/ossessivo/punente), Object Petal e Wave(Void).
Persuasiva (Drowned Travel), subliminale (A Day In The Life), ovattata e di materica, naturale dilatazione (A Mermaid's Crab).
Concetto ed espressione in invidiabile equilibrio.
Sforzo, ricerca, creazione e dissolvenza.
Consigliato il passaggio su xevor.net
Review by: Marco Carcasi (http://www.kathodik.it/modules.php?name=Reviews&rop=showcontent&id=5514) |
Quattro bobine cinematografiche, con un intermezzo tra un ipotetico primo e secondo tempo, sono il risultato della collaborazione tra Adern X e Tiziano Milani, sperimentatori attivi tra arti sonore e visuali ed entrambi interessati all’idea di riempire gli spazi attraverso il suono e, in questo caso, all’applicazione a field recordings più o meno accidentali di una tecnica di lavorazione ed editing propria del cinema più che della musica.
“Cinema Show” non è infatti la colonna sonora di una pellicola ma piuttosto la fotografia auditiva di una sala cinematografica. Se si eccettuano le pur parziali aperture sotto forma di dense saturazioni e di rilucenti derive cosmiche in coda ai primi due brani, il lavoro è costituito da un microcosmo di rumori, crepiti e compresse detonazioni, che non si limitano alla descrizione dell’ambiente ma vi proiettano l’ascoltatore in quasi totale assenza di mediazione.
L’immaginario evocato dai lunghi brani (tutti oltre i dieci minuti ad eccezione dell’intermezzo, che ne misura la metà) risulta alquanto torbido e inquietante, proprio perché la sua fruizione avviene in maniera avulsa dal contesto originario, conseguendo comunque il non trascurabile risultato concettuale non di legarsi alla parte esteriore delle immagini bensì di scoprire tutto quanto vi gravita intorno. Anzi, dietro.
Review by: Raffaello Russo (http://musicwontsaveyou.com/2013/10/26/adern-x-tiziano-milani-cinema-show/) |
Italian sound artists Adern X and Tiziano Milani paid for their tickets, skipped the popcorn and moseyed down the aisles of their local cinema to make a series of field recordings for reprocessing back in the studio. With a battery of synthesizers, laptops and a shortwave radio, the duo craft their Cinema Show, a well-paced drama with conflict, ambiguity and resolution, particularly deft in arranging the audio mise-en-scène of acoustic orchestral strings and electronics. What was being projected on screen – an expessionist materpiece or symphonic tone poem, The Third Man or Bertolucci? Through four “reels” and a five-minute intermission, the muffled original score conflates with the ambient sound of the auditorium and the recording studio manipulations, as it is looped, layered and edited. The further adventures of Adern X can be taste-tested in the archival compilation Ink Spots Called Words: Works 2007-2012, tracing a lengthy chain of demos, commissions, radio broadcasts and pieces based on sounds submitted by colleagues Sawako and Kim Cascone.
Review by: Stephen Fruitman (http://avantmusicnews.com/2013/08/01/amn-reviews-adern-x-tiziano-milani-cinema-show-xevor-seth-cooke-kevin-sanders-split-hairdryer-excommunication/) |
Di Tiziano Milani abbiamo già parlato a proposito di Touch, mentre dell’odierna scena elettronica sperimentale italiana abbiamo di recente fatto un buon sunto intervistando Ennio Mazzon. Ci era però sempre sfuggito l’appuntamento col sound artist Andrea “Adern X” Piran, che aveva già mostrato le sue attitudini nella manipolazione del suono con altri lavori come Ink Spots Called Words (2012), pubblicato sulla sua etichetta Xevor, per la quale esce questo stesso disco.
Il concept stilistico di Cinema Show ruota attorno a una serie di field recordings operati in un cinema, che fungono come da finestre (o macchine da presa, tanto per rimanere in tema) su di un ambiente sonoro dal quale poter attingere per creare un montaggio musicale in cerca della propria enfasi cinematografica. Approccio simile a quello del Tod Dockstader post-hollywoodiano; alla stimolazione neurale elettronica, infatti, si preferisce l’interazione immaginifica, grazie ad espedienti come la ricerca di suspense, qui resa ottimamente in “Reel 3” e supportata a dovere da onnipresenti glitch, o l’uso preponderante del climax all’interno di tracce come “Reel 2”. “Intermezzo”, invece, ha la caratteristica di saper gelare l’ascolto – proprio come una visione – con stasi elettroacustiche e miscelazioni audio in sottofondo.
Tra Tiziano Milani e Adern X, che di collaborazioni ne sa qualcosa (Slicer, ATX), c’è affinità, molta, altrimenti non si spiega come nei cinquanta minuti di Cinema Show sembri suonare una persona sola; lo spettacolo può riprendere.
Review by: Tommaso Gorelli (http://www.thenewnoise.it/adern-x-tiziano-milani-the-cinema-show/) |
Filigrane elettroacustiche, sovrapposte e amalgamate.
Percezione ed ambiente circostante.
Un singolo fattore, che al contatto con altri reagenti acustici (spesso non contemplati ed imprevedibili), produce nuove sollecitazioni.
Registrazioni d'interni cinematografici, che lascian emerger dal buio, brandelli di realtà sfuggente.
Field recordings, stratificati e manipolati, elettronica, laptop e concretismi.
Indagine sul rapporto immagine/suono, ma anche semplicemente, scricchiolanti, ruvide e malinconiche distese.
Fra la colonna sonora accidentale di un film espressionista e vaste oasi, cangianti e contemplative (Reel 2).
Screpolature improvvise, contrazioni, distrazioni involontarie e socchiuder d'occhi.
Battiti che durano un istante ed il non silenzio, di una strada deserta ed assolata a scorrer sullo schermo.
Voci e memorie, come bianche lenzuola strattonate dal vento, a frusciar sullo sfondo (Intermezzo).
Aspre e liquide architetture del sogno, in controllata tracimazione (Reel 3).
Luci che s'accendono e presenze che scompaion d'istante.
Resta un sapore sulla punta della lingua.
Che non sai dire.
Review by: Marco Carcasi (http://www.kathodik.it/modules.php?name=Reviews&rop=showcontent&id=5382) |
We’re all familiar with the admonition to hush our voices and silence our cell phones before a show. But what about the time before the show ~ the gathering time before the previews? In the U.S., the average preview time is now 23 minutes, prefaced by perhaps ten minutes of pre-preview features. Any sense of anticipation is sublimated by advertisements; gone are the days when one could enter an empty theatre and gauge the excitement of the crowd as the seats slowly filled, listening to the bleed-through from adjoining auditoriums. The Cinema Show captures this sense, along with echoes of post-film conversation, standing in the cold while a friend lights a cigarette, discussing dialogue and diners. The album is a love letter to the cinema as opposed to movies: the entire experience, the love affair of the event from gathering to post-coital glow. The Cinema Show‘s cinematic antecedent is 2003′s “Goodbye Dragon Inn”, a tender film that unfolds around a film being shown on the last night of a beloved theatre. A marriage of plundered soundtrack and field recording, The Cinema Show inspires a similar sense of melancholic gratitude.
The album contains four reels and an intermezzo. Adern X & Tiziano Milani created this project by recording sounds within cinemas and augmenting them with laptop loops and explorations. On the cover, one sees a man lurking above what we assume is a theatre, excluded from the crowd, yet privy to its sounds. One cannot help but imagine the artists, not where they are supposed to be, but on the roof, behind the curtain, pressed against the corners of the lobby. When hearing conversation, trains and mechanical windings, we are not entirely sure if these sounds are “pure” (for example, the subway that runs beneath the Angelika), recorded directly from movies, or added in post-production. Specific identification is difficult. According to the artists, the catlike screech in “Intermezzo” is likely a mangled theremin from an old sci-fi film.
“reel 3″ contains the sounds of crickets, vinyl scratches and an elevator lift, but is noteworthy for its musical development. As the track unfolds, it turns an elegiac meditation on cinema scores and their impact. The strings rise, the heart soars, muffled fireworks explode in the background. ”reel 4″ uses wind chimes and light crashes to create a sense of disturbed timelessness; this time, when the strings arise, the effect is more dramatic as a result. The classical sounds melt into a bed of shortwave static and electronic beeps, setting up the final reel. The pit orchestra swells, competing with high-pitched frequencies for attention: the old and new colliding, neither surrendering an inch. Will the modern overtake the traditional, the flash consume the subtle movement of the heart and mind? The artists imply that the residue of cinematic ghosts is as powerful as the modern multiplex.
Review by: Richard Allen (http://acloserlisten.com/2013/06/06/adern-x-tiziano-milani-the-cinema-show/) |
Prodotto in una piccola release di cinquanta copie in Cdr, Adern X lega la sua capacità creativa con Tiziano Milani, anche lui alchimista del suono, insoddisfatto e sempre votato alla ricerca, spostando il confine della frontiera conquistata, ogni volta un passo oltre.
Entrambi ispirati dalla manipolazione concettuale del suono come materia viva e malleabile, trasmissibile tramite immagini per metabolizzarne, soprattutto a livello inconscio, le potenzialità espressive.
Siamo nell’avanguardia pura, due esuli della melodia canonica, impegnati nella sperimentazione slegata dai concetti commerciali per poter entrare senza barriere nei tessuti molecolari della musica e della percezione di essa.
Il synth assieme ai software sono il ‘cantiere’ del suono, fondamentali le registrazioni ambientali per creare la giusta frattura tra suono e quotidiano, in “The Cinema Show” la cattura di suoni durante proiezioni nel tempo divengono argilla su cui plasmare cinque tracce noisy rivolte ad un immaginario pubblico che pretende di più dalla passività visiva, immergendosi nella piena concettualità del duo.
Una proiezione subliminale ed attiva che prende lentamente i connotati morfologici di installazione moderna e neo-espressionista, sonorità complesse condite da ottime orchestrazioni per renderne l’ascolto ‘cattura’ immediata ed istintiva.
L’istinto è sempre parte integrante dell’avanguardia, una potenzialità di sopravvivenza coerente con la tecnologia che nei pixel ha le sue cellule, nei byte le molecole, nella composizione l’organicità di un corpo che cresce assieme all’artista, nutrito dagli artisti.
Un mondo vivo ed ovattato racchiuso tra le pareti del suono, vivace tra minuti squilli, “Reel 1” ha il brio delle cellule cerebrali che giocano con i neuroni, una trasmissione acustica ricca di sprazzi luminosi ed abrasioni sequenziali dovute alle frequenza modulate per creare il giusto contrasto quasi pittorico, in “Reel 2” prevale l’assenza di comunicazione, la ricerca della diffusione che giunge nello svolgimento degli undici minuti sotto forma di cupa espressione nel noise, nei suoi echi lontani.
La terza traccia è “Intermezzo”, dividendo in due l’opera come nelle vecchie pellicole seppiate nei ricordi e nel tempo: la musica di “Intermezzo” perde la cognizione del tempo, vaga con il suo dronico malessere nella nebulosa coscienza di ognuno, una china in discesa verso inferi o subcoscienze dilatandosi anche in “Reel 3” e “Reel 4”, ‘blob’ sonori liquidi.
Musica ora che ricorda le sperimentazioni sci-fi del cinema alla fine degli anni ’60: il Cosmo era un’ipotesi, le forme di vita plausibili erano forse più metafisiche che scientifiche, tutto in Arte sperimentava tutto, una cultura che nel positivismo degli anni ’80 si perde nell’edonismo ma che piacevolmente si può ritrovare nelle cinque tracce di “The Cinema Show”
Review by: Nicola Tenani (http://www.soundsbehindthecorner.org/the-cave/1014-adern-x-a-tiziano-milani-the-cinema-show.html) |
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