Arte, significato e pubblico
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C'è una cosa che mi colpisce ogni volta che vado a qualche manifestazione, mostra, concerto di arte più o meno definibile come "contemporanea": la quantità esigua di pubblico presente. La domanda è perché non si riesce ad interessare un pubblico diverso da "addetti ai lavori" ovvero cosa modella il gusto popolare?

La critica più frequente che viene rivolta in questi casi è l'autorefenzialità di un sistema in cui artisti e pubblico coincidono per mezzo di un linguaggio definito come "incomprensibile" da chi viene a vedere una mostra con la voglia di trovare un po' di evasione. Ma lo scopo dell'arte può essere anche l'evasione ovvero perché, dopo poco, il pubblico abbandona gli spettacoli? In prima istanza si possono ipotizzare due cause: la scarsa qualità delle opere, lo scarso gusto del pubblico. Ammettere la scarsa qualità delle opere implica che il giudizio su un'opera non verte sulle sue caratteristiche estetiche ma sulla sua corrispondenza al gusto popolare. In tal modo la qualità estetica di un'opera sarebbe variabile nel tempo ovvero se il gusto popolare cambia, come nel caso delle mode, siccome si fa coincidere la qualità dell'opera percepita dal pubblico con la qualita estetica, quest'ultima diventa variabile nel tempo.

Ammettere per converso lo scarso gusto del pubblico equivale ad ipotizzare che l'arte è strutturalmente incapace di parlare a chiunque non sia a conoscenza delle sue forme, diventando così dominio esclusivo di artisti e studiosi. L'arte, prima ancora di essere techne, è un linguaggio ossia una rappresentazione mediante simboli di qualche cosa (che i simboli siano note, parole, disegni è irrilevante). Questo fa sì che sia ipotizzabile una qualità elitaria dell'arte poiché una linguaggio è comprensibile solo da chi conosce la lingua. Filosofi, e.g., Derrida, sostengono che esiste nell'arte un aspetto segreto, non rappresentabile, poiché il linguaggio non è capace di svelare tutto; non è come un vetro da cui può trasparire tutto quello che c'è dall'altra parte. Un aspetto segreto, in quando non visibile all'analisi formale, sottrae l'arte al dominio degli studiosi rendendone possibile non solo un aspetto di universalità linguistica ma anche di indipendenza dal gusto dato che la facoltà di distinguere e apprezzare ciò che è bello dipende comunque da un'analisi di tipo formale.

Se non è né la scarsa qualità delle opere, né lo scarso gusto del pubblico cosa si può ipotizzare come causa del gusto popolare? Nel trattare l'arte come linguaggio s'è omesso un questione non irrilevante ovvero che quando si parla di arte come linguaggio si assiomatizza implicitamente la presenza di qualcuno disposto ad ascoltare. In altri termini che succede se l'opera è di valore, il pubblico può apprezzarla ma, in realta, quest'ultimo non è disposto ad "ascoltare" quello che l'opera sta dicendo? La sala diventa un deserto allo stesso modo in cui, se noi parliamo ad un sordo, per quanto interessante sia quel che diciamo il nostro interlocutore volta lo sguardo dall'altra parte.

giovedì, 10.VII.2008